DECADENTISMO
Decadentismo (letteratura) Corrente artistica, filosofica e letteraria europea che ebbe origine in Francia (il periodico "Le D�cadent" venne fondato nel 1886) e si svilupp� in Europa alla fine dell'Ottocento. Il decadentismo nacque in un'epoca di passaggio da un'economia basata sulla libera concorrenza alle grandi concentrazioni finanziarie e industriali, in una situazione contraddittoria che vide stagnazione economica e rinnovamento del sistema produttivo, repressione delle masse popolari e attenzione per la questione sociale.
A differenza del positivismo e delle espressioni artistiche naturalistiche ispirate alla cultura del progresso, le premesse filosofiche del decadentismo sono irrazionalistiche e le sue aspirazioni aristocratiche, tendenza culturale, questa, in netto contrasto con i processi di democratizzazione contemporanei sostenuti specialmente dai socialisti (vedi Democrazia; Socialismo). Henri Bergson concep� il tempo non come unit� di misura dello scorrere dei fatti, ma come dimensione soggettiva e psichica; Friedrich Nietzsche critic� aspramente la morale borghese e teorizz� la superiorit� del superuomo; Jean Sorel rivendic� la bellezza dell'atto violento e individualista.
C'� un libro che si pu� considerare la "bibbia" del decadentismo: Controcorrente (1884) di Joris-Karl Huysmans. Il romanzo racconta lo squisito stile di vita del protagonista, Des Esseintes, un sofisticato e perfezionista intenditore d'arte che vive in campagna isolato dal mondo. Analoga tematica svilupp� in Inghilterra Oscar Wilde nel Ritratto di Dorian Gray (1891): cultore delle apparenze e innamorato della sua eccezionale bellezza, l'eroe del romanzo tenta di conservare per sempre la giovent�, ma il suo destino avr� un esito drammatico e inquietante. Si tratta in entrambi i casi di personaggi fortemente individualisti. L'elemento estetizzante � fondamentale anche nei Ritratti immaginari (1887) di Walter Pater. L'ideale consiste nel vivere dedicandosi al culto della bellezza in assoluta libert� materiale e spirituale, in polemica contrapposizione con la volgarit� del mondo borghese. L'estetismo si accompagn� non di rado all'esotismo: i paesi lontani esercitavano un grande fascino, oggetti d'arte e manufatti soprattutto orientali suscitavano uno spiccato interesse estetico.
A questo primo aspetto, "positivo" nel rivendicare nuovi ruoli al letterato e un nuovo valore alla sua arte, se ne affianca un secondo che si potrebbe definire "negativo", richiamato dal termine stesso decadentismo. Si tratta della consapevolezza della degenerazione dei tempi, della fine di una civilt�, a volte accompagnata dalla rivalutazione della letteratura e della cultura della decadenza latina, ora riscoperta e rivalutata.
Il decadentismo in poesia ebbe alcuni maestri riconosciuti che attraversarono in modo originale questo insieme di aspettative e di contenuti culturali: St�phane Mallarm�, teorico di una poesia simbolista pura e astratta, "perfetta"; Paul Verlaine, che nel 1873 rivendic� in un sonetto il fatto di essere egli stesso "l'impero alla fine della decadenza". Del resto, in poesia l'estetismo fu rivendicato dai parnassiani, fautori in Francia di un'arte fine a se stessa.
Il decadentismo italiano
In Italia, i maggiori scrittori decadenti furono D'Annunzio, Pascoli e Fogazzaro. Gabriele d'Annunzio rovesci� l'elemento aristocratico tipico del decadentismo in spettacolo da offrire al pubblico, in parte da recitare a beneficio delle masse. E lo fece creando anzitutto il mito di se stesso, l'intellettuale pi� celebre e chiacchierato dell'epoca in Italia. Egli tenne conto con grande tempismo delle esperienze letterarie straniere contemporanee sia in prosa sia in poesia, e infatti i principali temi dell'epoca sono presenti nella sua opera. Cos�, se Andrea Sperelli, il protagonista del romanzo Il piacere (1889), rappresenta l'uomo raffinato e colto amante dell'arte e delle donne, Claudio Cantelmo impersona il superuomo nelle Vergini delle rocce (1895), mentre nel Notturno (1921) prevale un ripiegamento dell'autore su se stesso, assieme a una tematica pi� intima e riflessiva. La poesia di d'Annunzio, che teneva conto soprattutto delle esperienze francesi, divenne in breve il modello di riferimento (sia in positivo sia in negativo) della generazione di poeti contemporanea e di quella successiva. La sua sensibilit� straordinaria investe il mondo dei sentimenti, quello della natura e quello dell'arte, e la sua affascinante scrittura, ricca e suggestiva, ne costituisce la pi� appropriata traduzione in termini letterari.
La poesia di Giovanni Pascoli rappresenta un felice tentativo di sprovincializzazione in senso simbolista, fondato su una realt� locale molto individuata, anche linguisticamente. Il poeta possiede una sensibilit� che gli permette di entrare in contatto con il mondo che egli canta senza mediazioni razionali o intellettuali, e la sua poesia rende conto di questa magica sintonia. Lo fa con termini molto precisi, anche di uso comune, con versi spezzati e interrotti, con una ricerca sul suono che vuole ridare la suggestione degli oggetti di tutti i giorni e degli ambienti modesti che sono la base della sua ispirazione.
Il tentativo di conciliare la scienza con la fede cattolica � un motivo importante delle opere e del pensiero di Antonio Fogazzaro, che si interess� anche di occultismo e magia, tendenza, questa, contrastata dalla Chiesa, fino alla presa di posizione ufficiale rappresentata dall'enciclica Pascendi Dominici Gregis del 1907 contro il movimento modernista. Quello di Fogazzaro � comunque un cattolicesimo irrequieto, che convive con una sensibilit� a tratti morbosa. Le donne dei suoi romanzi sono spesso nervose ai limiti della malattia, instabili e volubili, impossibili da comprendere fino in fondo e perci� affascinanti, come Marina di Malombra (1881) o Violet del Mistero del poeta (1888). � proprio la componente religiosa a dare il senso del proibito alla rappresentazione del fascino femminile, l'emozione della tentazione inconfessabile, e perci� la sensibilit� di Fogazzaro � cos� diversa da quella di d'Annunzio, esperto seduttore e amante ben pi� spregiudicato e consapevole.
Pascoli, Giovanni (San Mauro di Romagna, Forl� 1855 - Bologna 1912), poeta italiano. Un tragico evento tocc� la sua infanzia: nel 1867 il padre fu assassinato in circostanze mai chiarite. L'episodio segn� indelebilmente la sensibilit� del piccolo Giovanni, anche perch� perdette in breve tempo altri familiari: la madre, la sorella maggiore, i fratelli Luigi e Giacomo. Avvicinatosi agli ideali socialisti, Giovanni ader� all'Associazione internazionale dei lavoratori e frequent� Andrea Costa: nel 1879 fu arrestato per aver partecipato a una manifestazione di protesta. Dopo tre mesi di prigione, e dopo che anche Giosue Carducci si era schierato a suo favore, fu assolto. Iscrittosi all'universit� di Bologna grazie a una borsa di studio vinta al liceo, si laure� in letteratura greca nel 1882. Inizi� un'apprezzatissima attivit� di poeta in latino e vinse vari concorsi internazionali. Dopo aver insegnato latino e greco presso i licei di varie localit� (Matera, Massa, Livorno), Pascoli acquist� la casa di Castelvecchio di Barga, in Garfagnana, dove trascorse gran parte della propria esistenza. Sua compagna nella vita domestica fu la sorella Mari�.
L'opera di Pascoli si incentra su tre diverse linee espressive: quella della poesia in italiano, quella della poesia in latino (nel complesso scrisse circa una ventina di poemetti) e quella dell'attivit� di critico e commentatore di Dante, confluita in vari volumi, fra i quali Minerva oscura (1898) e Sotto il velame (1900). Nel 1905 succedette a Carducci alla cattedra di letteratura italiana all'universit� di Bologna. In conformit� alla sua idea di letteratura universale, Pascoli lavor� a testi latini, greci, neogreci e sanscriti (Vedi Letteratura indiana), e a livello editoriale diresse una collana intitolata "Biblioteca dei popoli".
Nel 1891 fu pubblicata la raccolta Myricae, il cui titolo � una citazione dalla quarta egloga delle Bucoliche di Virgilio, un testo classico che canta la pace della vita agreste. Con ci� il poeta volle alludere a una lirica delle cose semplici, fatta di oggetti comuni presi soprattutto dalla campagna ("sono frulli d'uccelli, stormire di cipressi, lontano cantare di campane") e cantati con un lessico e un metro molto originali per la tradizione poetica italiana. Questo risultato fu ottenuto con grande perizia tecnica: Pascoli si rifece alla lezione dei classici (oltre appunto a Virgilio, anche Catullo e Orazio), ma guard� anche all'esperienza simbolista non solo francese. La sua poesia non � infatti descrittiva ma allusiva, e parte dalla convinzione che si possa cogliere l'ineffabile solo con mezzi formali rigorosi e grazie a una nuova lingua poetica, che attinge al latino, alla lingua parlata, ai vocabolari tecnici. L'effetto complessivo d� voce a una sensibilit� che intende cogliere soprattutto gli echi di morte e di lutto che la realt� racchiude in s�, in modo non sempre manifesto.
I Primi poemetti (1904) e i Nuovi poemetti (1909) segnarono una diversa tendenza, basata sulla volont� di "raccontare". Oltre ai temi gi� sperimentati (il mondo della campagna, la contemplazione della natura, l'aspirazione a una vita semplice), risalta lo spazio dato alla rappresentazione delle vicende degli emigranti verso l'America: il lessico si fa particolarmente sperimentale, una commistione di italiano e inglese assolutamente estranea alla tradizione lirica italiana. Di alto livello sono anche i Canti di Castelvecchio (sette edizioni, l'ultima nel 1914), nei quali la ricerca pascoliana prosegu� su una linea ormai ben identificata. Invece, nei Poemi conviviali (1904), l'attenzione si spost� sul mondo classico e sui suoi miti, anche in forma di riflessione, e con una precisa ricaduta sulle tecniche della versificazione, che ricalcano modelli antichi. Con Odi e inni (1906) l'ultima produzione pascoliana si avvicin� alle tematiche nazionalistiche, chiaramente sostenute nel discorso favorevole all'impresa coloniale in Libia La grande proletaria si � mossa (1911).
Le idee fondamentali di Pascoli sulla poesia si leggono in un testo molto importante intitolato Il Fanciullino (apparso nel 1897 come Pensieri sull'Arte poetica). La poesia � una disposizione infantile a stupirsi, ed � dunque una qualit� irrazionale dell'uomo; grazie a questa sensibilit� � possibile cogliere analogie sottili e nascoste fra gli oggetti e le forme di vita pi� semplici: il poeta deve perci� calarsi in una situazione "infantile" per poter cantare, stupito, il mistero delle piccole cose. Grazie a questa poetica Pascoli allarg� i confini della realt� degna di diventare soggetto di poesia e confer� nuova libert� al verso, trasformandolo in un luogo ricco di suggestioni sonore.